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John Carpenter non le manda a dire sul sequel di Grosso guaio a Chinatown con Dwayne Johnson

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Pubblicato da in Televisione ·
John Carpenter non le manda a dire sul sequel di Grosso guaio a Chinatown con Dwayne Johnson
Ha compiuto settant'anni all'inizio del 2018, il suo cinema è più moderno e d'attualità che mai (pensiamo al nuovo Halloween, certo, ma anche a un film come Essi vivono, di cui è stata presentata la versione restaurata al Festival di Venezia dello scorso settembre), e lui si permette di rilasciare interviste nelle quali dichiara candidamente di preferire i videogame e la NBA alla possibilità di tornare sul set, e che pensa sia più importante parlare di questioni come l'elezione di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema degli Stati Uniri piuttosto che dei perché e dei percome del nuovo Halloween.
Dagli torto.
Negli ultimi giorni, il grande John Carpenter (che è e rimane uno dei registi che qui a Comingsoon.it amiamo di più) ha avuto parole da spendere anche sull'annunciato sequel di quello che è uno dei suoi film più di culto, Grosso guaio a Chinatown, che come è noto vedrà protagonista Dwayne "The Rock" Johnson.
"Tutto quello che vogliono," ha detto Carpenter ai colleghi di Cinemablend, riferendosi ai produttori di questo nuovo e chiacchierato film, "è fare un film con Dwayne Johnson. Questo è tutto. E quindi hanno scelto quel titolo tanto per fare un film. Non gliene frega un cazzo di me e del mio film. Quel film non fu un successo."
Anche in questo caso, e con tutta la simpatia che abbiamo per Johnson, difficile dare torto al regista.
È notorio e palese che la grande ondata di sequel e remake di questi anni non ha nulla a che vedere con l'intento di tenere viva una storia e una mitologia, ma è solo il tentativo di sfruttare commercialmente qualcosa di già noto e popolare.
Lo è altrettanto che Johnson, forse in questo momento l'attore più redditizio che Hollywood ha a disposizione, ha il potere e lo status per trasformare qualsiasi progetto in un "film con Dwayne Johnson". E lo è quindi anche che Grosso guaio a Chinatown - che come ricorda Carpenter non fu certo una hit al botteghino - è un veicolo come un altro per dare all'attore americano un nuovo veicolo commerciale funzionale a quella che pare una scalata senza fine verso e oltre il successo.
Non pare nemmeno troppo polemica quindi, l'affermazione di Carpenter.
Solo la lucida, per quanto amara, consapevolezza di come funzionino oggi le cose a Hollywood e nel mondo del cinema in generale.
In attesa che qualcuno si svegli, o che emerga da qualche parte qualche nuovo, anarchico talento in grado di smetterla di farci rimpiangere troppo i bei tempi andati.



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