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Traditi dalle abitudini i due rapinatori che prendevano d’assalto i negozi di cialde di caffé

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Arrestate due persone residenti nell’Aronese. Avevano colpito a Castelletto Ticino, Casale Corte Cerro e in Lombardia

Sono stati arrestati in flagranza per rapina a mano armata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Verbania il 24 maggio. Da allora sono in carcere a Busto Arsizio, dove venerdì sono stati raggiunti da un’altra ordinanza di custodia cautelare a firma del Gip Beatrice Alesci e richiesta dalla procuratrice Olimpia Bossi con la contestazione di ulteriori sei rapine, tutte ai danni di «Vero Caffè», catena di torrefazione artigianale.  
Storditori elettrici per animali  
Si tratta di Alessandro Bugini, 52 anni, e William Davide Borghi, 43. Entrambi residenti nell’Aronese, erano stati fermati dai carabinieri di Verbania con ancora in tasca i 735 euro frutto della rapina al «Crop Circle Tattoo», negozio di tatuaggi di Samarate (Varese). Se li erano fatti dare minacciando il titolare venticinquenne e due clienti di 30 anni con un elettrostorditore veterinario: dispositivo capace di mettere fuori uso un toro.  
I carabinieri li stavano tenendo sotto controllo dall’inizio del mese con l’attività investigativa messa in campo dopo la rapina avvenuta al punto «Vero Caffè» di Casale Corte Cerro. Alle 8 del 30 aprile i due avevano aspettato che la commessa infilasse la chiave nella porta per prenderla alle spalle e costringerla a entrare e consegnare il fondo cassa: 150 euro. Pochi soldi, perché «Vero Caffè» aveva subito già altre rapine e la direzione si era organizzata per non lasciare contante in cassa.  
Il 27 febbraio, infatti, con modalità analoghe, erano stati portati via 6.300 euro al punto vendita di Castelletto Ticino. Il 27 aprile i due avevano fatto incursione in quello di Tradate e il 28 nel negozio gemello di Castellanza: bottini di 1.350 e 791 euro. Dopo il colpo a Casale Corte Cerro - dove erano stati visti allontanarsi a bordo di uno scooter Yamaha T-Max - era seguita il 9 maggio la rapina a mano armata al «Vero Caffè» di Somma Lombardo. Lì era comparsa anche una pistola per portare via 500 euro. Ultimo colpo prima dell’arresto in flagranza alla rivendita capsule di Parabiago, dove il provento era stato di 200 euro.  
«I due utilizzavano un copione rodato» spiega il capitano Stefano Covolo, comandante del Nucleo investigativo di Verbania che ha svolto l’indagine con un certosino pedinamento elettronico attraverso i riscontri di numerosi impianti di video-sorveglianza. Nei giorni precedenti la rapina effettuavano vari sopralluoghi: poi nella data e orario concordati Borghi arrivava a bordo di una Mini Cooper, Bugini in sella al T-Max. Si cambiavano d’abito, si mettevano casco, occhiali, passamontagna e guanti e applicavano una targa rubata sopra quella dello scooter. Messo a segno il colpo, tornavano all’auto, si ricambiavano e rimuovevano la targa fasulla.  
L’attività investigativa dei carabinieri di Verbania ha messo fine alle rapine che in tutto hanno fruttato diecimila euro ai due arrestati, assistiti dagli avvocati Livio Grandis e Davide Toscani. Bugini è noto alle cronache anche per essere tra i dodici imputati ai processi in corso a Verbania per un giro di contrabbando di birra, distillati e liquori - e conseguente evasione di milioni di euro di accise - che nel periodo 2010-2011 ha avuto come fulcro il deposito a Omegna della società Spirit & Wine. Aveva presenziato a un’udienza e poi da maggio non lo si era più visto in aula, perché «detenuto per altri motivi».




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